“Se qualcuno pensa di scrivere il futuro della nostra città all’interno di uno spazio chiuso non ha capito che la smart city è quella città che si costruisce dal basso, dalla comunità”. L’assessore comunale allo Sviluppo, Innovazione e Ambiente, Enzo Lavolta, replica così alle critiche di chi definisce il modello “Smart City, un progetto solo sulla carta”.

Il modello Smart City è indispensabile?

“E’ a mio avviso l’unico progetto culturale e politico capace di rappresentare una via di uscita da questa grave crisi economica, politica, sociale e culturale.  E quindi chi crede che sia prevalentemente teoria incominci a dirci se condivide questo modello di sviluppo all’insegna della sostenibilità oppure ne proponga di alternativi”.

Che cosa ha fatto finora la città di Torino?

“Questa amministrazione si è preoccupata di investire tanto su Smart City perché rappresenta l’opportunità mancata in passato di definire un modello di sviluppo nuovo per il nostro territorio. E lo ha fatto con una priorità: Torino oggi è protagonista di un dibattito in corso a livello nazionale ed internazionale che vede parte attiva le Città e più in generale i sistemi locali.

Quali sono i problemi per introdurre le prime novità?

Il primo è sicuramente una volontà di conservazione. Le rendite di posizione portano inevitabilmente a non scommettere sul nuovo. Sono ancora tante le resistenze profonde di una città come la nostra che dal mio punto di vista non è ancora riuscita ad emanciparsi dall’ idea di “ One company town”.

La Fondazione Torino Smart City di cui è presidente cosa sta facendo?

Nel modello attuale la finanza si è mangiata l’economia reale ed oggi rischia di divorare anche la democrazia. E’ per questo che in questi giorni la Fondazione sta promuovendo un dibattito pubblico diffuso e partecipato; sono centinaia gli appuntamenti in cui si parla di innovazione, sostenibilità, sviluppo con un alto livello di partecipazione attiva.  Un’occasione per definire l’analisi dei bisogni della nostra Città per costruire insieme le risposte più efficaci.

Insomma la situazione di crisi economica nella quale ci ritroviamo impone di ripensare consumi e stili di vita, costruire un’agenda di innovazione sociale per la nostra città è anche l’occasione a mio avviso per uscire dalla crisi.

E cosa farà la Fondazione dopo queste iniziative?

Farà sintesi dei contributi emersi e li metterà a disposizione di tutti gli attori che vorranno essere partecipi nella concretizzazione del progetto.

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