Tra poche ore parto per le vacanze…prima però pubblico questo documento che ho sottoscritto e di cui leggerete domani sui giornali, nella speranza che sia un reale contributo alla discussione sul PD ancora troppo lontana dal merito dei problemi del nostro paese.

Contributo di idee per il Piemonte e per l’Italia

Il 14 ottobre si avvierà la costruzione del Partito Democratico. Il nuovo soggetto è una formidabile occasione di innovazione politica e di modernizzazione della società italiana che dovrà avere anche il compito di promuovere una nuova classe dirigente.
Il processo costituente avrà l’impegnativo compito di unire le forze del riformismo italiano di ispirazione socialista, cattolico-democratica, liberaldemocratica e ambientalista.
Ma secondo noi avrà anche un importante impegno: far incontrare, amalgamare e allargare classi dirigenti amministrative che in questi anni hanno collaborato ma che oggi devono essere, pur nelle utilissime differenze, un corpo unico al servizio del Paese.
Un partito con un’anima, questo è un primo tratto distintivo. Ovvero un partito con la testa, con il cuore ma anche con un’anima in grado di far parlare il sentimento di tanti uomini e donne nelle scelte dei prossimi anni; popolare perché lo pensiamo come un partito con tante persone, fatto di linguaggi semplici, in grado di portare tanta gente a fare politica.
Tra coloro che sottoscrivono questo documento ci sono persone che hanno creduto da subito e senza dubbi al progetto del Partito Democratico, altri che hanno segnalato alcuni limiti politici, altri ancora che hanno condotto una battaglia perché si scegliesse un’altra strada.
Oggi c’è un fatto nuovo. La candidatura di Veltroni che ha avuto il grande merito e coraggio di candidarsi al ruolo di Segretario Nazionale in un quadro che certo non si può definire semplice. Questa candidatura può rappresentare davvero l’innovazione che tutti si attendono dal nuovo partito. La parola sinistra non deve essere lasciata incustodita, deve essere riempita di cose nuove. Dobbiamo costruire un partito del lavoro e della cittadinanza. Il Partito Democratico può dare voce e offrire risposte di governo a quella vasta parte della società italiana che vuole affrontare le sfide della modernità e della globalizzazione senza rinunciare ai valori fondanti del riformismo sociale: l’aspirazione all’equità, la libertà e la giustizia per le donne e per gli uomini. Di fronte ai temi della legalità e della sicurezza, della salute, dell’istruzione non ci può essere né povero né ricco. Senza riforme radicali si rischia di mettere a repentaglio quelle conquiste che si vorrebbero difendere, corrose da inefficienze, burocrazie, corporativismi.
Sbloccare l’Italia. L’Italia bloccata è quella della mancata mobilità sociale ormai interrotta da tempo, del mancato ricambio in politica di idee e di uomini, delle decisioni non prese e rimandate, delle opere necessarie ma non fatte, della finanza a scapito dell’impresa.
Chi ha una famiglia cerca di arrivare a fine mese, chi è ricercatore emigra all’estero, chi è dipendente è sottoposto a sacrifici enormi per permettere ad un figlio di accedere ad una istruzione superiore.
Non c’è settore dell’economia, delle professioni, dell’università, dei mestieri che non sia attraversato da corporativismi. Vanno sbloccati ingranaggi fermi da troppo tempo e garantire dinamismo nei percorsi di vita, di lavoro, di attività economica e sociale.
Abbattere i costi del “non fare”. Da troppo tempo si discute profondamente nel nostro Paese nel merito tecnico di opere e riforme rilevanti. La Tav, la riforma delle pensioni ma anche l’emergenza climatica sono temi rilevanti. Noi non possiamo più accettare logiche di breve periodo. Per questo occorre che prepotentemente nella discussione si cominci anche a parlare di quanto costa “non fare”. I costi del non fare sono enormi. Vi è invece la necessità di dare alla politica tempi decisionali certi e veloci.
Il PD tra lavoro e impresa. Ridare senso alla centralità e alla valorizzazione del lavoro è un obiettivo essenziale per un partito riformista come il Partito Democratico. Lo distingue chiaramente dai partiti di destra. Meno evidente è invece la differenza da una sinistra spesso così tradizionale da risultare conservatrice. Un Partito democratico non convinto della centralità del lavoro e poco capace di riformare le politiche del lavoro perderebbe un pezzo essenziale del suo riformismo.
Occorre vincere le resistenze alle riforme progettate, presenti anche al nostro interno, ed evidenti nella faticosa azione di governo e parlamentare. La retorica operaista mostra la corda di fronte ai problemi crescenti del precariato e di quel blocco sociale che individua i lavoratori della conoscenza. Questo non significa che assistiamo alla fine del lavoro come lo abbiamo finora conosciuto. Oggi c’è tuttavia la necessità di confrontarsi con gli effetti della globalizzazione sulle società più lente ad adattarsi a questa nuova realtà. Per realizzare questo obiettivo si punta perciò sulla società della conoscenza, dove i saperi e l’innovazione sono i motori del cambiamento anche delle attività lavorative. Il Partito Democratico dovrà porsi come interprete del rinnovato rapporto tra lavoro e impresa, dialogando con l’imprenditore senza timori di subalternità, coniugando lo sviluppo con la crescita delle pensioni, delle garanzie, dei salari.
L’impulso creativo è oggi libero di svilupparsi in forme finora sconosciute. Le società avanzate si basano sull’economia dell’informazione e della conoscenza nelle quali è la creatività a generare il vantaggio competitivo. Dove ci sono i creativi c’è ricchezza, occupazione, qualità della vita. Scienziati, musicisti, architetti, designer, esperti della comunicazione oggi vengono riuniti nella “nuova classe creativa”. Il PD, libero da ogni tipo di diffidenza verso queste nuove professioni, dovrà garantire che i creativi siano liberi di esprimersi senza conformazioni. Il creativo vive come oppressione tutto ciò che è appiattimento professionale .
Ridare ricchezza all’Italia. Vogliamo che il PD sia il partito che rappresenta chi oggi produce ricchezza per il nostro paese. Quando diciamo ciò non pensiamo di rappresentare solo alcune categorie sociali (imprenditori e dipendenti). Vogliamo piuttosto rappresentare quel sentimento che mette al centro la produttività e la produzione di ricchezza e valore materiale e culturale per il nostro Paese. Parliamo di migliaia di imprenditori, di commercianti, di professionisti, di artigiani, di dipendenti del settore privato, di dipendenti pubblici che si battono ogni giorno per un obiettivo generale: permettere al paese di rialzare la testa, di affermarsi, di riprendere competitività e valore nella considerazione internazionale.
Ritrovarsi tutti in un’Italia cambiata. Gli italiani del Nord si trovano davanti al problema della sclerosi dello Stato che incide sul dinamismo economico-sociale di queste aree. Gli italiani del Sud soffrono per la mancanza di diritti di cittadinanza e servizi essenziali. E’ tempo di ritrovare una nuova cultura dell’unità del paese. Tutto questo non può avvenire se le energie del nord si sentono poco rappresentate e fuori da una missione nazionale. Occorre una rappresentanza politica capace di aderire positivamente alle specificità del territorio, in modo soprattutto da valorizzarne le componenti dinamiche, quelle più in grado di contribuire allo sviluppo del nostro sistema nazionale: quelli che hanno retto la sfida della globalizzazione e quelli che, con la flessibilità del lavoro, hanno pagato il prezzo più alto alla competitività del sistema. Un partito che veda nell’eterogeneità e nella molteplicità dei sistemi locali di sviluppo presenti nel nostro Paese non come un limite, ma come un’opportunità, tale da offrire modalità differenziate di crescita economica. Di qui la necessità di una politica economica attenta nel promuovere le risorse locali, in grado di accompagnare la loro evoluzione e di offrire loro gli strumenti per rafforzarsi. La sensibilità per le occasioni di promozione economica del Nord costituisce pertanto un’importante leva per consolidarle e fare di esse elementi di vantaggio competitivo dell’Italia.
La nostra società deve muoversi. Oggi, in una società immobile, a pagare il prezzo più alto sono i giovani, che prima dei venticinque-trent’anni non entrano nel mondo del lavoro, e che non possono più contare su quella sequenza certa – studio, lavoro, pensione – garantita in passato. Esiste oggi in Italia una questione di equità intergenerazionale, la tutela delle condizioni degli anziani non deve risolversi in una causa di penalizzazione per i giovani. Di fatto, in un certo senso, il patto generazionale esiste già e opera all’interno delle famiglie, dove le pensioni e i risparmi degli anziani servono non di rado a sostenere i redditi dei più giovani. Occorre che a questa dimensione familiare e privata subentri oggi un patto generazionale esplicito, capace di dare certezze e garanzie alla “terza età” senza far apparire quest’azione di difesa sociale una minaccia per i diritti e le garanzie dei più giovani. L’Italia deve recuperare, a livello sociale, una responsabilità che già è attiva all’interno delle famiglie e che può essere motivo di coesione, invece che di lacerazione del tessuto sociale.
Il PD è il partito della responsabilità. Le decisioni politiche assunte attraverso le regole della nostra democrazia non possono essere continuamente rimesse in discussione in nome di supposti interessi locali. Assistiamo continuamente al blocco di riforme, opere e interventi importanti per l’interesse generale (liberalizzazioni, impianti eolici, rigassificatori) fermi per interessi particolari. Nell’ambito del complesso sistema di garanzie costituito dal nostro ordinamento e dalle normative di valutazione di impatto ambientale, l’interesse generale deve sempre poter prevalere sugli interessi particolari.
Il PD è il partito delle risposte ai cittadini. Legalità e sicurezza vanno rideclinate fuori dalla dicotomia destra/sinistra. La sicurezza è, insieme, un bisogno elementare e un diritto di cittadinanza. La legge, condivisa e rispettata, è il pilastro su cui si costruiscono azioni di sicurezza efficaci per i cittadini. Tutto questo non significa tradire i propri valori, o smarrire la propria identità di sinistra. Ma la solidarietà, giustamente tanto cara alla sinistra, è più forte se sta dentro un sistema di valori condivisi e di regole rispettate da tutti.
L’innovazione nei programmi deve essere sostenuta da una rinnovata organizzazione politica. La crisi dei partiti è giunta al suo punto terminale. Oggi imperversano lobbies, consorterie, cordate, o nella migliore delle ipotesi, oligarchie illuminate. Il PD deve reagire a tutto ciò e il suo stesso processo fondativo partecipato e trasparente è una buona premessa. Il PD deve essere un partito nuovo, costruito dalla consapevole adesione dei singoli sulla base del principio “una testa un voto”, ma deve anche essere un partito strutturato sul territorio e nel sociale.
Solo un ricco pluralismo può consentire che le diversità coesistano e si integrino, rafforzando la capacità di attrazione maggioritaria del partito. Il PD deve essere in grado di abbattere gli steccati fra culture per far nascere la classe dirigente di domani. Per questo, in vista delle elezioni primarie regionali, pensiamo di sostenere un segretario espressione di una delle grandi aree politico-culturali fondative dal PD, tra cui quella cattolica democratica.
Il PD non può essere una rete di meri comitati elettorali e di singole personalità. E’ necessario un partito forte per avere un leader forte, non è vero il contrario.
Il PD deve essere lo strumento per rappresentare coloro che fino a oggi non lo sono stati e per garantire a chiunque la possibilità di partecipare in prima persona mettendo a disposizione le proprie competenze. Solo così si potrà avere un effettivo cambio all’attuale classe dirigente, della quale riconosciamo leadership e qualità. Tuttavia vogliamo evitare il rischio che si perpetuino nomenclature, notabilati e nicchie di poteri economici. Per noi il Partito Democratico deve essere un costruttore di nuova classe dirigente e non un selezionatore di tecnocrati da mettere al servizio della cosa pubblica. Deve essere generatore di impegno e passione. Noi siamo per il primato civile della politica

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