Repubblica — 16 febbraio 2010 pagina 11 sezione: TORINO

«PRONTI a chiudere i rubinetti se la Rai non fornisce rassicurazioni sul futuro delle attività torinesi». Questa volta il messaggio arriva dagli amministratori locali, scesi al fianco dei parlamentari piemontesi per salvaguardare il centro di produzione di via Verdi, il centro ricerche di corso Giambone, l’ orchestra e gli uffici di via Cernaia. Ieri i senatori e i deputati eletti in Piemonte hanno siglato un accordo bipartisan in cui si impegnano nel rilancio della Rai a Torino, la cui presenza, si legge nel documento, «rischia di essere sempre più debole e sempre meno incisiva». Alla base dei timori c’ è la decisione di spostare da Raitre ai canali tematici programmi come Trebisonda e Melevisione, produzioni di punta del centro torinese. Un trasferimento che, sostengono i sindacati, comporterebbe una drastica riduzione delle risorse a disposizione e perciò metterebbe a rischio circa cento posti di lavoro. A sottoscrivere il documento sono stati i democratici Giorgio Merlo e Stefano Esposito (promotori dell’ iniziativa e autori di un’ interrogazione rivolta al direttore di Raitre Antonio Di Bella), i parlamentari Mimmo Lucà (Pd) e Osvaldo Napoli (Pdl) ma anche il presidente della commissione lavoro del Comune, Enzo Lavolta, il presidente della Provincia Antonio Saitta, e l’ assessore regionale all’ Industria, Andrea Bairati. Gli ultimi due hanno usato parole esplicite nei confronti di viale Mazzini: «La Regione – ha detto Bairati – ha fatto investimenti nel polo d’ innovazione legato al multimedia, che coinvolge anche il centro ricerche della tivù di stato. Quindi vorremmo maggiore chiarezza sul suo futuro. Se ci fosse la disponibilità di tutti si potrebbe pensare anche a stanziare risorse per il rilancio, però serve l’ impegno dell’ azienda». Concetto ribadito dallo stesso Saitta: «Siamo disposti a mettere in campo delle azioni per aumentare la presenza Rai nel capoluogo, ma abbiamo bisogno di certezze». – (ste. p.)

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