“Viale Mazzini in “rosso” per 35 milioni di euro. Il governo punta dritto alla sostituzione del consigliere Petroni. Lo ha già sfiduciato, e il 4 giugno (o in seconda convocazione per il giorno successivo) l’assemblea degli azionisti dell’azienda – convocata a maggioranza dal CdA – si riunirà con all’ordine del giorno la revoca di un amministratore e nomina di un nuovo amministratore della societàSi diradano le nubi sulla strategia che l’esecutivo intende mettere in atto per il rilancio della Rai. Il governo – tramite il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa – punta dritto alla sostituzione del consigliere Angelo Maria Petroni. Lo ha già sfiduciato, e il 4 giugno (o in seconda convocazione per il giorno successivo) l’assemblea degli azionisti dell’azienda – convocata a maggioranza dal cda come richiesto dal ministero dell’Economia – si riunirà con all’ordine del giorno la revoca di un amministratore e nomina di un nuovo amministratore della società”. Petroni non ha partecipato mercoledì all’assise dei vertici di viale Mazzini per “correttezza istituzionale” e il voto di pareggio 4 a 4 è stato deciso dalla scheda del presidente Petruccioli.Il “licenziamento” di Petroni, e la sua sostituzione con un nuovo manager, non è indolore, né per l’azienda pubblica, né per la politica. C’è parecchia confusione, infatti, sulla praticabilità di questa revoca.Nel frattempo, per fronteggiare l’azione del centrosinistra, la Cdl prepara una doppia strategia difensiva. La prima sarà affidata ai quattro consiglieri in quota alla Cdl che nel prossimo cda del 22 maggio (o al più tardi in quello del 30) sfiduceranno il direttore generale Claudio Cappon reo di “un’inerzia” che in questi mesi avrebbe portato “la situazione di stallo” denunciata da Tps. La crisi, insomma, sarebbe ascrivibile a lui e non al cda. L’altra mossa – quella legale – saranno ricorsi in ogni luogo e con ogni mezzo di Petroni, che ha già schierato i suoi avvocati. A spiegare le ragioni di questa difesa legale è stato lo stesso Petroni nell’audizione in commissione di Vigilanza. “L’azione del ministro dell’Economia nei miei confronti ha esclusivamente ragioni politiche – ha ammonito -. Contro le leggi e forzando l’ordinamento si vuole modificare la composizione del cda della Rai per asservirlo alla volontà del governo. Siamo al punto di arrivo di una violenta campagna di denigrazione e delegittimazione politico-mediatica contro di me che dura da più di due anni. Un gravissimo vulnus al Parlamento e al sistema che garantisce la libertà e l’indipendenza del sistema delle comunicazioni”. Ma non si tratterà di una battaglia legale a senso unico. Secondo indiscrezioni, infatti, anche Romano Prodi e Tommaso Padoa Schioppa avrebbero redatto una sorta di “libro bianco” con ad oggetto l’operato di Petroni e la sua incapacità di ridare slancio all’azienda pubblica.”Noi – è quanto ripete da giorni il presidente del consiglio – vogliamo un’azienda gestibile e efficiente”. Come va dicendo il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, “la Rai è ormai arrivata ad un punto di non ritorno”. E la colpa non è solamente dell’uomo che fino ad ora ha rappresentato il Tesoro nel vertice della tv pubblica. Se la Rai è in crisi la responsabilità è dell’intero CdA. Lo ha detto il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa ascoltato dalla commissione parlamentare di vigilanza.”La responsabilità di questa grave criticità – ha detto Padoa-Schioppa – non è ascrivibile a un singolo consigliere ma piuttosto all’intero organo gestionale”. Se la Rai fosse stata assoggettata al semplice aspetto civilistico proprio delle Spa “avrei assunto le mie decisioni nei confronti dell’intero Consiglio”, ha aggiunto il ministro.A proposito della sua decisione di sfiduciare il proprio rappresentante nel Cda Rai, il consigliere Angelo Maria Petroni, Padoa-Schioppa ha precisato che, in assenza di una norma specifica, il ministro dell’Economia può revocare la fiducia ad un proprio rappresentante rifacendosi al principio più generale del “contrarius actus”. Ovvero, così come autonomamente il fiduciario è stato nominato, altrettanto autonomamente può essere revocato se non esiste una normativa specifica.Per quanto riguarda il bilancio di Viale Mazzini il ministro dell’Economia ha poi sottolineato come quest’anno la Rai Spa chiuderà con un “rosso” pari a 35 milioni di euro, mentre ammonterà a 47 milioni il buco per il Gruppo Rai.Per il ministro, il Cda Rai dovrebbe essere fatto di “persone che non rappresentano qualcuno o un interesse, ma in grado di cambiare idea durante un confronto, creando maggioranze diverse. Spesso capita che prevalgano maggioranze che non hanno attinenza con il caso trattato”.

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