Produttività e creatività non riconosciute

Mentre a livello nazionale si cerca di trovare una soluzione manageriale alla crisi dell’azienda (vedi sotto) quest’oggi in Commissione Lavoro, abbiamo audito le organizzazioni sindacali ed Rsu Rai via Verdi, via Cernaia, rappresentanze dell’orchestra sinfonica nazionale, Cdr in merito al futuro dei centri di produzione RAI di Torino.
Questi, oltre a lamentare l’impossibilità di incontrare i vertici dell’Azienda ( non esiste, infatti, un tavolo di trattative anche perchè gli interlocutori da anni ormai cambiano troppo repentinamente) hanno denunciato l’ennesima manovra per disimpegnare attività e risorse dal territorio torinese.

«Il centro di produzione Rai da anni è mortificato, sottovalutato, privato del personale e dei mezzi che servono a produrre stabilmente programmi di qualità. Soltanto negli ultimi cinque anni sono stati chiusi programmi importanti (RaiSat, Cuori rubati, Timbuctu) diminuendo gradualmente il peso e l’importanza del centro di produzione torinese all’interno della programmazione nazionale della Rai. La situazione è ancora più grave per la radio. Il centro ricerche, polo di eccellenza tecnologica, da anni è escluso dalle scelte strategiche per lo sviluppo della televisione del futuro.

Tutto questo lentamente come uno stillicidio ha portato, nonostante gli abbonati in Piemonte siano al secondo posto in Italia (contribuiscono al bilancio RAI per circa 124.000.000 di euro),al ridimensionamento del centro direzionale di via Cernaia, cuore amministrativo e finanziario di tutta la Rai, che verrebbe ridimensionato e trasferito a Roma.

La situazione si è aggravata con l’incentivazione e il pensionamento di novanta figure professionali che hanno dato luogo a soli quarantuno nuovi ingressi. Un’emorragia di organico parzialmente attenuata dall’utilizzo di lavoratori precari, che mette in discussione le capacità produttive degli insediamenti torinesi e potrebbe collocarli al di fuori delle nuove sfide tecnologiche del sistema televisivo.

Il tutto in completa assenza di filiere produttive che garantirebbero prodotti televisivi di qualità, valorizzerebbero le straordinarie potenzialità creative già verificate nei centri di Torino (vi ricordo infatti che tutta la produzione della fascia pomeridiana per giovani su RAI TRE nasce e viene realizzata qui da noi) e forse permetterebbero di evitare l’acquisto di FORMAT da Terzi(vedi ENDEMOL).

Procederemo con un documento istituzionale di III Commissione (senza primogeniture partitiche) con un coinvolgimento (speriamo fattivo) di tutti i nostri rappresentanti in Parlamento.

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