A dieci dal suo concepimento, dopo quattro anni di lavori l’inceneritore del Gerbido è stato inaugurato. Da più di un anno era in funzione per i collaudi durante i quali si è fermato 14 volte, e dal primo maggio brucia rifiuti e produce energia a pieno regime per 175 mila famiglie. È il terzo d’Italia ed è autorizzato a smaltire fino a 421mila tonnellate di rifiuti l’anno. «Ha risolto un problema che rischiava di diventare emergenza» hanno ricordato sia il sindaco Piero Fassino, sia il presidente dell’Autorità dei rifiuti, Paolo Foietta.

Ora si pensa a cosa succederà nel futuro prossimo: di questo si discuteva ieri, durante il taglio del nastro. Dove finiranno le altre circa 150mila tonnellate che non entrano nell’inceneritore? È la questione del futuro. Anche perché, ha fatto notare Foietta, «dopo che la crisi ha portato a una loro diminuzione, per la prima volta nei primi mesi del 2014 i rifiuti sono tornati a crescere, una lieve ripresa del 2%». In mente hanno una società unica dei rifiuti a livello metropolitano, che consentirà di alzare dal 50 al 65% la differenziata. Ma anche, come ha ricordato il presidente di Iren, Francesco Profumo, «di creare sinergie, in un momento in cui lo Stato non ripiana più le perdite dei comuni e delle loro società».

Se ne sentirà ancora parlare. Ma ieri era festa al Gerbido. Dal 31 luglio l’impianto passerà ai tecnici di Trm e finirà la gestione dei collaudatori francesi di Cnim. «Che — ha rimostrato Corrado Santini F2i, mandato a supplire Vito Gamberale, il patron del fondo che ha comprato con Iren l’80% di Trm — ci hanno fatto arrabbiare». Per i ritardi e i fermi che l’anno scorso hanno causato una perdita non prevista di qualche milione, mettendo a rischio la redditività dell’investimento. Fuori dai cancelli a protestare i “No Inceneritore” e il sindaco di Rivalta, Mauro Marinari. Dentro il presidente di Trm, Bruno Torresin, soddisfatto: «Qui i mercanti sono rimasti fuori dal tempio, i costi non sono raddoppiati, al massimo ci sarà una maggiorazione di 3 milioni sui 258 previsti».

La polemica però è anche da quest’altra parte dei cancelli. Fuoco amico. Non sono contenti i sindaci della zona, e con loro il senatore Pd, Stefano Esposito. «Non sono stati rispettati gli accordi: prima dell’accensione del Gerbido la Servizi Industriali avrebbe dovuto traslocare altrove» dice Erika Faienza, presidente del Comitato locale di controllo. Beinasco ha pure fatto ricorso al Tar. Anche a Palazzo Civico, l’assessore all’Ambiente Enzo Lavolta chiede più attenzione alla comunicazione: «Il ripetersi continuo di inconvenienti e arresti non è più accettabile — ha scritto in una lettera — Anche se non si sforano i limiti di emissione, rendono difficili i rapporti con l’opinione pubblica ».

Di seguito la lettera integrale dell’assessore Lavolta


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